Gentile dottoressa Spinazzi Lucchesi,
Con riferimento alla sua “lettera aperta” apparsa su ytali del 13 agosto scorso, desidero ringraziarla per il suo intervento, che mi permette di presentare l’insieme delle proposte della Fondazione Venezia Capitale mondiale della sostenibilità, chiarendo quello che credo sia un misunderstanding.
Non ci sono risposte semplici a problemi complessi e certamente, se pensassimo, con una sola iniziativa, di risolvere il problema della residenzialità a Venezia, saremmo in grave errore ed è forse, mi permetta, quello in cui rischieremmo di cadere se attuassimo – sic et simpliciter – la sua proposta.
La Fondazione persegue il fine di lungo periodo di creare un modello integrato (ambientale, economico, sociale) di sviluppo sostenibile per la Città di Venezia e il suo territorio metropolitano – con ricadute su tutta la Regione del Veneto – che possa rivitalizzare la socioeconomia locale attraverso la attrazione di attività compatibili con le capacità di carico del territorio, garantendo contestualmente la protezione e conservazione del patrimonio ambientale e storico culturale, nonché il rafforzamento e la coesione della comunità locale.
Invero, nella Fondazione lavoriamo con i nostri Soci su nove aree tematiche, che rappresentano un complesso di opportunità e di sfide, tra le quali anche il fondamentale tema del controllo dei flussi turistici. Una (solo una!) di queste ha preso il nome di “Venezia città Campus”, appunto, e il 29 giugno, la Fondazione, la Regione del Veneto, il Comune di Venezia, l’Università Ca’ Foscari, l’Università Iuav di Venezia, l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello hanno sottoscritto un protocollo d’intesa comune, formalizzando il loro impegno per la realizzazione dell’iniziativa.
Ma il nome di questo “cantiere” (lo chiamiamo così perché c’è da lavorare, e le attività sono in corso) forse l’ha tratta in inganno. L’iniziativa mira a evolvere l’offerta accademica, di servizi e di strutture sul territorio veneziano con l’obiettivo di riequilibrare i tre motori di sviluppo della città lagunare – turismo, produzione e conoscenza – permettendo una crescita più armonica e sostenibile. Fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo sarà accrescere l’offerta formativa, allineandola alla media europea, in modo da attrarre talenti da tutto il mondo.
Infatti, se oggi il “sistema MOSE” difende la città fisica (l‘urbs) e il suo ecosistema, e ne siamo del tutto soddisfatti, ciò realizza una condizione necessaria, ma non sufficiente allo sviluppo della civitas, la città delle persone e dell’economia: essa si realizza invece sui tre assi principali di residenza, lavoro, mobilità. Per attrarre lavoro non basta ahimè la fibra ottica (che è giusto ci sia, ovviamente!). Servono investimenti veri, non di assistenza: perché gli investimenti siano tali (ovvero producano ricchezza) serve capitale umano formato, bisogna sviluppare qui nuovi saperi per un mondo che cambia e ne ha disperato bisogno. La nostra convinzione è che una Venezia sicura, sino alla fine del secolo con i mezzi già esistenti, oltre con quelli che sapremo progettare, sia il luogo ideale per questo.
Non ci saranno solo studenti, ma nuovi laboratori e nuove “officine”, densi di ricercatori e tecnici che verranno qui con le loro famiglie, o che qui si tratterranno dopo il periodo formativo, per un nuovo lavoro qui orientato e diretto, non semplicemente ”tele-guidato” da chissà dove.
In altre parole, si tratta di creare un cluster di economia della conoscenza, per combattere la monocultura turistica: la formazione e l’incremento di studenti, in modo sostenibile per la Città, è insieme un fenomeno consequenziale ed un indicatore della correttezza del percorso.
Mi auguro di averle meglio chiarito la nostra visione e le nostre intenzioni: la invito con viva cordialità a seguire le nostre iniziative.