Il futuro dell’Idrogeno e le possibilità di esplorare il territorio veneziano come “Hydrogen valley” sono stati il cuore della conferenza dal titolo “La filiera dell’idrogeno in Veneto: stato dell’arte e prospettive di sviluppo”. Oggi nel Capannone Assemblee sindacali del Petrolchimico di Marghera il confronto ha preso vita dopo i saluti del presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità / Venice Sustainability Foundation (FVCMS/VSF). Sul palco, davanti a una platea di esperti del settore, si sono alternati il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, l’assessore allo Sviluppo economico – Energia Roberto Marcato.
La conferenza, organizzata dalla Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità nell’ambito della Biennale della Sostenibilità 2023 con Regione del Veneto, Città di Venezia, Boston Consulting Group (BCG), CORILA e Vela e in collaborazione con Eni, si è sviluppata con la presentazione dei risultati della mappatura prodotta dai soci della Fondazione con l’analisi da parte di BCG.
Quasi la metà (40%) delle aziende venete analizzate dal campione di 250 imprese è interessata a progetti che prevedono l’utilizzo o l’offerta (produzione, stoccaggio e distribuzione) di idrogeno (H₂).
Lo studio “Mappatura Competenze e Domanda di Idrogeno in Veneto” ha poi evidenziato che un quarto delle aziende intervistate prevede di valutare la conversione all’uso di idrogeno, tra cui alcune imprese dei settori Hard to Abate (aziende cosiddette “energivore”).
Per attivare un maggior numero di progetti di H₂ sarà essenziale avviare collaborazioni sia con istituzioni che tra diverse imprese, come conferma l’87% delle aziende in cerca di un partner strategico, finanziario o per la ricerca e sviluppo (R&D). Tra coloro che non manifestano interesse alla conversione, i motivi principali sono: mancanza di conoscenza della materia (28%), non ritiene strategico l’investimento (20%), percepisce una carenza infrastrutturale (12%), ritiene eccessivamente onerosi gli investimenti rispetto alla resa (8%), preferisce altre fonti rinnovabili (5%)