È partita il primo giugno la prima edizione della Biennale della Sostenibilità, promossa e organizzata dalla Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità / Venice Sustainability Foundation (FVCMS/VSF). Una manifestazione che si snoderà fino al 25 novembre in una serie di eventi dedicati alla riflessione e al confronto internazionale sui temi dello sviluppo sostenibile del territorio, a partire dalle esperienze maturate a Venezia.
“L’Era del MOSE” ha preso il via nella sala Squadratori dell’Arsenale di Venezia davanti a una nutrita partecipazione di pubblico. L’incontro, moderato dal direttore generale di Corila Pierpaolo Campostrini, è stato salutato dalla partecipazione delle istituzioni, con un intervento video del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, con la presenza del Presidente della FVCMS/VSF Renato Brunetta, del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, della consigliera
regionale Francesca Scatto e del Comandante dell’Istituto di Studi Marittimi Militari e Comandante del Presidio della Marina Militare di Venezia Andrea Petroni. Quindi il dibattito è entrato nel dettaglio grazie al contributo dei relatori.
Il presidente Renato Brunetta ha posto l’accento sulla necessità di valorizzare il MOSE: «È la prima e più grande opera di sostenibilità che il nostro Paese può mostrare al mondo, la più grande opera di idraulica mobile della storia dell’umanità. Non c’è nessun’altra opera simile. Il 70% della popolazione mondiale vive sulle coste, in città su aree portuali ed è a rischio sopravvivenza a partire dal prossimo secolo. Il Mose, invece, dà sicurezza alla città di Venezia per i prossimi cento anni, ma la può dare anche al resto del mondo. È un esempio di sostenibilità che Venezia vuole dare al mondo, è un bene pubblico che chiederemo all’Unesco venga riconosciuta come opera della cultura mondiale. L’Italia potrebbe regalare al resto del mondo i suoi brevetti, la sua tecnologia, la sua manifattura, la sua sicurezza. Grazie al Mose non è più il mondo che salva Venezia, ma Venezia che salva il mondo». Il presidente della Fondazione ha quindi continuato: «Il MOSE, ci sono voluti trent’anni per costruirlo, circa sette miliardi di spesa diretta, altrettanti di indiretta. Se però guardiamo i preventivi delle altre parti del mondo vediamo che poi non costa così tanto. Si basa su un principio “banale”, quello di Archimede, un principio semplice con una realizzazione estremamente complessa. Dividere il mare da una laguna, chiudere le bocche di porto, fare alzare contemporaneamente i cassoni delle dighe mobili, farle scomparire quando non servono più, rifar defluire l’acqua per ossigenare la laguna».